La "Marcia del Ritorno" non è altro che la rivendicazione di un diritto riconosciuto dalla Risoluzione n. 194 dell'ONU, che sancisce appunto il diritto dei profughi palestinesi, cacciati dalle loro case e terre per edificarvi lo Stato di Israele, di farvi pacificamente ritorno.
Israele non riconosce la validità di questa risoluzione, così come di quelle che stabiliscono il diritto alla fondazione di una Palestina libera e indipendente nei territori di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est.
Per stessa ammissione delle fonti ufficiali israeliane (vedere ANSA), i cecchini di Tel Aviv hanno scelto selettivamente i loro bersagli, colpendo i leaders della Marcia. Lo scopo, in questo caso come in molti altri, è la decapitazione politica e culturale del popolo palestinese: eliminare leaders politici e intellettuali. Oltre naturalmente alle stragi indiscriminate di tutti questi anni.
I coloni ebrei in Cisgiordania sono ormai quasi mezzo milione. Si appropriano delle terre migliori, distruggono le piantagioni palestinesi e spesso uccidono e terrorizzano impunemente.
Dimostrazioni contro la mortale operazione militare israeliana a Gaza si sono svolte giovedì notte (13 Novembre ndr) a Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme di Haddash (Fronte Democratico per la Pace e l'Uguaglianza – Partito Comunista di Israele). Studenti arabi ed ebrei, militanti di Haddash, hanno preso parte anche a dimostrazioni nelle Università di Haifa e Tel Aviv e nell'Università Ebraica di Gerusalemme, giovedì pomeriggio. Attivisti in tutto il paese hanno scandito slogan come “Arabi ed Ebrei rifiutano di essere nemici”, “A Gaza e Sderot, le bambine vogliono vivere”