Ancora 28 maggio, ancora ferite aperte, ovunque, e ancora a chiedere la verità.
Ma ci chiediamo se la verità già non la conosciamo, dopo quella infinita serie di depistaggi e
ritardi e responsabili finti e poi veri ed esecutori, la verità che potrebbe darci il modo di tirare le somme, di
disegnare un quadro che seppure indiretto ormai ha la forza per esprimere tutti gli elementi di cui
abbiamo bisogno. Sapere chi depistava è già il passo fondamentale per capire il perché si è colpito.
Ci chiediamo se accanto alla sacrosanta necessità di verità a volte non ci si nasconda dietro alla sua
mancanza per non essere costretti a capire o a confessare di aver capito per non doverne trarre poi
le dovute conseguenze politiche.