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CNHI, FONDO ELLIOT E LE SCOMMESSE ALLE SPALLE DEI LAVORATORI

Scritto da PCI Fed. Brescia.

E’ di pochi giorni fa la notizia dell’acquisto da parte del Fondo di Investimento ELLIOT di una quota del 3% delle azioni di EXOR, la holding Agnelli-Elkann che controlla FCA e CNHI, la multinazionale di qui fa parte IVECO.

La notizia di per se’ potrebbe passare inosservata, operazioni come quella sono al’ordine del giorno nell’alta finanza, se non fosse per due motivi:

- L’operazione coincide con l’annuncio di un probabile spin-off di IVECO, il famigerato piano Transform 2 Win” annunciato da Hubertus Mühlhäuser il 3 Settembre che separerà la produzione di mezzi “su strada” da quelli “Off Highway” (attività non stradali) che comprende mezzi agricoli, mezzi per movimento terra e veicoli speciali.

- Il Fondo Elliot (già presente in Italia in LUXOTTICA, TIM e MILAN) è noto per essere un activist investors”, fondi poco interessati ai progetti e alle prospettive delle aziende in cui impiegano il proprio denaro. Per loro queste aziende sono un contenitore di ricchezza da aggredire per distribuirla agli azionisti. Come essi stessi affermano canditamente, la loro missione è quella di “estrarre valore” dalle imprese allo scopo di “premiare” gli shareholders. In pratica, una voltra entrati con quote di minoranza, La stategia adottata è quella di, avvalendosi delle normative a tutela degli azionisti di minoranza, ostacolare in ogni modo le iniziative degli amministratori incalzandoli affinché si adoperino per creare liquidità da destinare agli azionisti mediante un contenimento dei costi, tagli del personale, la cessione di un ramo d’azienda o della stessa impresa nella sua interezza.

Per dirla in breve, stiamo parlando dei Re degli squali di Wall Street, gente in grado di mettere in ginocchio le economie di interi paesi. Nel “curriculum” di Paul Singer, deus-ex-machina del fondo e grande finanziatore di Trump, ci sono infatti una serie di attacchi speculativi a Paesi Emergenti in default come il Perù (dove Singer perde una causa ma riesce poi a promuovere la rimozione della legge che aveva infranto), il Congo (dove la vicenda si chiude con una transazione di 90 milioni di dollari a favore del Fondo) e dell’Argentina (dove, per ottenere la speculazione sulle quote di debito acquistate, il Fondo ha agito per vie legali in tutto il mondo, arrivando ad attaccare i fondi pensione e a far sequestrare mercantili argentini, fino ad ottenere un pagamento dallo Stato di 2,4 miliardi di dollari con un profitto del 2000% sul capitale investito).

Lunghissima è poi la lista delle aziende private di tutto il mondo devastate dall’uragano Elliot e i cui soci di maggioranza sono stati costretti a cedere la guida, vendere le aziende, cedere interi rami produttivi, bloccare tutti i loro piani di ristrutturazione aziendale per “creare dividendi” per gli azionisti o a ricomprarsi a peso d’oro le quote del Fondo Elliot pur di liberarsene, tanto che il tentato ingresso in Bayern è stato bloccato dal consiglio di amministrazione e quello in TyssenKrupp è stato definito dal CEO “un atto di psicoterrorismo”.

Intanto i titoli dell’azienda salgono, il mercato finanziario “scommette” sui futuri dividendi mentre in fabbrica si annunciano altre ore di cassa integrazione, si vocifera di riduzione del personale e l’unica cosa a salire è l’incertezza dei lavoratori.






 

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