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AI COMPAGNI DI UNIONE POPOLARE

Scritto da PCI Fed. Brescia.

 
E' nostro dovere augurare ai compagni di Unione Popolare la migliore riuscita.
Lo facciamo al di là delle formalità, convinti che ogni sforzo di una sinistra in difficoltà possa tornare utile per cambiare un panorama politico che non lascia speranza, ad oggi, per un futuro sereno dei lavoratori e delle loro famiglie.
Lo facciamo perché a nessuno di noi possiamo augurare di sbagliare in questo preciso contesto politico.
Se la povertà, triplicata in pochi anni, se lo sfruttamento del lavoro, ritornato a quello degli anni bui del secolo scorso, se la progressione verso un orizzonte di guerra sono fatti che non trovano spazio nelle cronache politiche è proprio perché non ci siamo, affogati in un sistema elettorale e in una cultura che nulla concede ad una opposizione politica di classe.
Il sistema elettorale maggioritario con sbarramento, i rimborsi elettorali riservati, in sostanza, solo a chi vince le lezioni sono la cifra di una democrazia tronca a fronte di un autoritarismo strisciante.
Rompere l'accerchiamento e l'oblio diventa imperativo, il miraggio di un manipolo di parlamentari che conquisti lo spazio per cominciare a cambiare la politica rischia di diventare così la nostra stella polare.
Ma non sia intesa come vuota e settaria polemica la domanda: siamo sulla strada giusta?
Fare oggi come Melenchon, come ieri facemmo come Tsipras, creare un cartello elettorale ampio a proporre una unità quale sommatoria di sigle è davvero la soluzione o non, piuttosto una disperata scorciatoia destinata a mettere in risalto gli inevitabili difetti di verticismo invece che l'agognato e sempre presente afflato militante?
L'esclusione dei simboli politici tende a sottolineare e a privilegiare la compattezza dell'insieme o non è che l'ennesima strisciante concessione a un diktat anticomunista che i padroni del vapore applicano con rigore assoluto? Quasi che i problemi alla democrazia in questo Paese non siano stati procurati, da sempre, da coloro che oggi stanno al governo invece che dagli operai organizzati attorno ad una propria autonoma e autorevole visione politica!
L'anticomunismo e la stretta autoritaria, e il sovversivismo delle classi dirigenti non sono forse stati, da sempre, le due facce della stessa medaglia?
La certezza padronale che solo una forza comunista sia l'unico soggetto considerato incompatibile con l'attuale assetto di potere non ci porta ad alcuna riflessione?
Non siamo di quelli cui piace andare da soli, sentiamo per intero il peso della responsabilità di non essere ancora degni dei simboli che portiamo, della responsabilità implicita nella nostra insignificanza sociale ed elettorale.
L'isolamento che tentiamo di rompere è sinonimo di enorme fatica fisica e intellettuale.
Ma crediamo fermamente che il primo segno di disobbedienza sia non togliersi il cappello davanti ai lorsignori, capire fino in fondo cosa davvero gli toglie il sonno visto che oggi comandano incontrastati. Ed esserne conseguenti. Per riconquistare sul campo la fiducia popolare che abbiamo dilapidato.
Crediamo sia giunta l’ora di sollevare la questione democratica e comunista.
Non saremo in lista con voi, ma non saremo lontani.
Buon lavoro.
 
Per la Segreteria
Lamberto Lombardi - Segretario Provinciale PCI Brescia

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